di Claudio Scuto
Ancora un paio di considerazioni sull’evento mediatico realizzatosi attorno alla morte di Maradona.
Ho notato che, almeno qui da noi, un gran numero di intellettuali dalla consolidata presenza mediatica (scrittori, psicologi, storici ecc.) non ha perso l’occasione di esprimere la propria interpretazione: e vai con gli eroi omerici, i miti collettivi, gli archetipi, la psicologia delle folle, gli ideali dell’io, il dionisiaco dell’eroe imperfetto e l’umano troppo umano del grande campione, oltre all’inevitabile incarnazione del riscatto vuoi dei diseredati vuoi di una nazione sconfitta o di una città martoriata.
Poi, naturalmente, miliardi di frasi pronunciate e scritte da individui di tutte le collocazioni, oltre che geografiche, sociali e culturali.
Niente di inatteso: è quello che ci poteva aspettare, però ha suscitato due immagini che vi voglio comunicare.
Una è quella della filosofica Nottola di Minerva, che il buon Hegel vedeva levarsi sul far della sera e che assicurava retrospettivamente al pulviscolo degli eventi un significato e una direzione : di sicuro non è più così. Si è trasformata in uno sciame di passeri digitali che non dormono mai e cinguettano sempre.
L’altra è quella di una scuola nella quale sia saltata ogni comprensibile distinzione tra le ore di lezione e l’intervallo, con tutte le conseguenze che non c’è bisogno di immaginare: le si possono constatare ogni istante nella comunicazione in cui siamo immersi.
Non credo sia esistito un generico “prima” in cui “era meglio”: forse si può invece sostenere che, circostanziando i “prima” a cui ci si sta riferendo, alcuni hanno creduto e sperato nella possibilità di sviluppi diversi, addirittura migliori, e alcuni si sono adoperati perché fosse così.
Credo si possa anche sostenere che, adesso, sarebbe utile che, nello sciame dei passeri, si potessero creare delle nicchie ecologiche che consentano anche alle civette di elaborare il loro lento e argomentato pensiero.
Sarebbe utile trovare il modo si stabilire qualche confine credibile tra intervalli e ore di lezione: in modo che ci sia spazio per il cazzeggio le ambizioni e i contraddittori desideri di tutti, ma anche la necessità e la possibilità dello studio e del conflitto sulle cose serie.